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La Juve su Sarri per arrivare a Guardiola (e il primato mondiale tra i club)

Endorsement per l'attuale allenatore del Chelsea

Scritto da Fabio Villani  | 

 

Da ateo convinto negli ultimi giorni ho trovato la retta via, perduta tanti anni fa, nella religione del Momblanismo: un mix tra fede pura e incoscienza. L'ho trascitto appena ho potuto: quando era conduttore a Top Planet, ospite a Top calcio 24, youtuber sul canale di Jvtb. Ovunque. 

Ogni rumor, ogni supposizione, sensazione che è passata dalla sua bocca l'ho riportata su Twitter e sulla Chat Telegram di LiveBianconera. Fossi in lui sarei davvero preoccupato.

Non voglio entrare nel merito dei nomi, entro nel merito delle idee. Perchè è stato fatto fuori (perchè di questo parliamo, sentimentalismi a parte) Massimiliano Allegri?

Ed ecco che il Momblanismo, fonte di speranza, luce quando la scorsa settimana era buio pesto, mi viene in aiuto: secondo il giornalista piemontese sul tavolo della discordia una cosa ha pesato più di tutte, a dispetto dei negazionisti col paraocchi, la proposta calcistica. Ritenuta scadente da Pavel Nedved e Fabio Paratici. Ma non solo: è pesato anche il rapporto, diventato ormai logoro, tra molti calciatori e l'allenatore, la mancata crescita di molti di questi. 

Se il Momblanismo non sbaglia (e ultimamente sbaglia molto di rado) devo escludere per forza di cose gli allenatori che fanno della gestione (ognuno a proprio modo) un loro punto di forza: Didier Deschamps, Josè Mourinho, Carlo Ancelotti.

Ora posso andare nel merito dei nomi. Il piano A e il piano B: Pep Guardiola e Antonio Conte.

Vogliamo davvero parlare dell'allenatore catalano? Vogliamo davvero mettere in discussione il lavoro certosino che ha fatto ovunque è andato? Il patrimonio tecnico che ha lasciato in ogni nazione in cui ha messo piede? I trofei vinti? I giocatori che con lui hanno completamente cambiato passo? No, non ne vale nemmeno la pena.

Penso che chiunque vorrebbe avere Pep Guardiola. Nella lista di chi non ne potrebbe fare proprio a meno però c'è anche il Manchester City.

Parliamo allora del piano B: colui che ha aperto questo ciclo pazzesco di 8 anni. Antonio Conte. L'allenatore che nei suoi 3 anni di permanenza sulla panchina bianconera ci ha fatto riscoprire quel senso della vittoria, perso negli anni di Calciopoli, tra tribunali, ricorsi e gestione sbagliata. Se dipendesse da me, incosciente come sono, lo riprenderei anche questo pomeriggio. Ma capisco che Andrea Agnelli, istintivo ma anche freddo manager, possa non riporre più fiducia verso colui che lo ha abbandonato durante il secondo giorno di ritiro con un comunicato video in cui sembrava un ostaggio dell'anonima sequestri. 

E allora chi rimane?

L'antitesi di quello che sono stati gli ultimi 5 anni, l'allenatore in tuta, l'uomo che con il suo calcio è stato l'unico a darci dei serissimi dubbi sulla conquista dello scudetto nel 2017-18. 

Si, lo capisco. Lo shock culturale sarebbe devastante per coloro che parlano di stile Juve e di regole di comportamento (come se parlassimo di un convento e non una squadra di calcio). Ma la Juve stessa negli anni ha cambiato pelle e continuerà  a farlo: ha cambiato stadio, logo, magliette (arriveremo a quella monocolore, vedrete), ha acquistato per la prima volta dei calciatori mediante clausola (Pjanic strappato alla Roma e Higuain strappato al Napoli di Sarri), ha versato nelle casse di un singolo atleta la bellezza di 36 milioni di euro netti a stagione, ha contribuito nella formazione delle seconde squadre, ha iniziato a far fruttare dei risultati nel mondo del calcio femminile.

Di sicuro la Juve, a dispetto di molti suoi tifosi retrò, non ha paura del cambiamento.

E allora chi meglio di Maurizio Sarri?

Per quanto riguarda gli aspetti del campo, all'ex bancario, si può dire ben poco: ha ottenuto il massimo possibile ad Empoli, Napoli e anche in una realtà complessa e difficile come questo Chelsea (che ha una proprietà praticamente assente e uno spogliatoio non facile da gestire che negli anni ha fatto fuori Mourinho, Benitez, Conte e sta per fare fuori lui stesso) non ha di certo sfigurato: parlando come un mero risultatista ha raggiunto una finale di Europa League (ancora da giocare) e un terzo posto, mettendosi alle spalle Manchester United, Arsenal e Tottenham.

Pensate ad Alex Sandro, Rugani, Cancelo, Douglas Costa, Bentancur, Dybala. Pensate anche a Ronaldo stesso, che ha giocato una buona stagione ma non straordinaria, non al livello del Ronaldo degli anni di Madrid. Nessuno di questi, patrimoni importanti per la Juventus e le sue casse, ha giocato al livello dovuto. Chi se non Maurizio Sarri può rimettere in piedi questi calciatori?

Chi se non Sarri può risvegliare, nello juventino spaesato e annoiato, la gioia di rivedere giocare bene al calcio la propria squadra?

Chi può spezzare la superficiale e banale dicotomia tra bel gioco e risultati?

Infine, andando incontro agli scettici che fanno notare l'età dell'ex allenatore del Napoli, chi meglio di Sarri può prepararci a Pep Guardiola?

l catalano potrebbe non riuscire a liberarsi ora, ma tra due anni...


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