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Sarrismo ed il circolo vizioso del pregiudizio: analisi critica

Le critiche dopo il pari col Milan sono legittime?

 

A cura di Luigi Napolano

 

Il giudizio complessivo su Sarri viene obnubilato da gran parte dei tifosi juventini dall'antipatia personale verso il tecnico, giustificata per le dichiarazioni del personaggio quando allenava il Napoli, contrapposta alla simpatia riscossa in generale verso Allegri.
Questo porta ad evidenti contraddizioni nei giudizi, come il difendere a spada tratta nelle passate stagioni la mancanza di gioco in virtù del risultato, punto essenziale e prioritario, asserendo che gli schemi, il giro palla e le tattiche non servissero, contando solo le giocate singole, mentre adesso gli stessi soggetti sono diventati tutti sommelier del bel gioco.

Con Allegri la partita di venerdì e lo 0-0 accumulato sarebbero stati fonte di esaltazione, per la finale garantita, con il tecnico che sarebbe stato elogiato per la gestione dei calciatori e del risultato, ci sarebbero state poi giustificazioni sulla tenuta fisica dovuta all'inattività di tre mesi e risate per qualche battuta sui cavalli che tornano a correre dopo tanto tempo rinchiusi nella stalla a nutrirsi di biada. Con Sarri invece si leggono critiche dettate dall'antipatia personale per non aver segnato ad un'avversaria in 10, nonostante nel primo tempo la squadra avesse dominato e fallito un rigore, ed un calo obiettivamente poi avvenuto nella ripresa.

Sarri ha i suoi limiti, come il troppo integralismo nel suo sistema di gioco e l'essere poco eclettico, e la fissazione sulla marcatura a zona nei calci piazzati che quest'anno ci espone a rischi enormi, che una marcatura ad uomo potrebbe ovviare a mio modesto avviso. Ma ha inciso con una rosa che non è costruita per il suo calcio: lo si vede in Bentancur, un altro giocatore rispetto a quello dello scorso biennio, così come lo si vede in Dybala che sforna prestazioni di qualità e non occupa più la posizione di "tuttocampista", elemento contraccettivo ad ogni tipo di calcio di qualità, così come lo si vede in Cuadrado che da terzino (anche negli ultimi 5 minuti di ieri) incide più pericolosamente e cresce in ciò il rammarico per la cessione di Cancelo. Si nota maggiore organizzazione nel giro palla e la ricerca del pressing alto, che deve partire dalla difesa, che sta subendo una trasformazione: prima la linea difensiva cercava di abbassarsi, tenendo chiusi gli spazi, mentre adesso deve anticipare in avanti gli avversari e portare la squadra nella metà campo opposta, cercando la gestione del pallone in pochi metri lontani dalla propria porta.

È un concetto nuovo di calcio che necessita di tempo, ma anche degli uomini giusti, per andare a regime. Questo non lo si potrà vedere nel corso di questi due mesi, con partite ogni tre giorni, ma soprattutto con una rosa malcostruita con un centrocampo totalmente opposto a questo tipo di calcio. Servono acquisti mirati nella prossima sessione per colmare il gap, volti a creare una rosa che integra perfettamente le caratteristiche dei singoli nel contesto di gioco che Sarri vuole proporre. Le maggiori colpe dei limiti di quest'anno non sono da additare al tecnico, che eredita dal punto di vista gestionale errori perpetrati dal dopo Cardiff, dove il diktat non è stato quello di migliorare tutto quello che in quella finale di negativo è emerso, ma di accontentarsi di acquistare profili, anche forti, senza un'idea di costruzione negli anni a seguire, secondo una precisa identità di gioco, perché ci si crogiolava sulla miglior gestione pragmatica delle risorse alla meno peggio.

Ora la musica varia e gli strumenti a disposizione devono essere cambiati, non si può andare avanti con gli stessi arnesi dell'allegrismo. Il giudizio complessivo su Sarri deve essere mirato ai dati oggettivi di quello che si manifesta durante ogni partita, che per me è ormai chiaro da mesi, e non da quello che avverrà in questo scorcio finale di stagione. Occorre un altro anno per darne una valutazione sulla base della direzione presa dalla crescita della Juventus: quest'anno lo si può considerare solamente un anno zero, dove prendere nota di tutto quello che serve per costruire una buona base di partenza. Con buona pace dei detrattori: non mi riferisco ovviamente a quelli con un giudizio critico ed analitico, ma a quelli con un pregiudizio empatico.


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