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Juventus-Milan: Top&Flop

Pochi punti e tanti rimpianti

Scritto da Angelo Mineo  | 

 

Top

 

Dybala

Costretto a compiti di raccordo tra i reparti e copertura delle linee di passaggio avversarie il numero 10 non si scompone, regalando una prova solida impreziosita da un grande assist e tante giocate di prima utili per risalire il campo. Manca purtroppo la fase conclusiva ed è un peccato che il nostro miglior stoccatore non possa effettuare neanche un tiro verso lo specchio. Quando la benzina finisce si spegne anche la squadra.

Alex Sandro

Non assistevamo ad una prova così propositiva dai tempi del dualismo con Evra eppure ieri sembrava di rivedere il primo Alex Sandro che non si scompone quando deve accompagnare l’azione (forte dello spazio creato dai movimenti di Rabiot), trova spesso il fondo e nella prima costruzione gioca la palla sempre in avanti. 

Morata

Big game player se ne esiste uno in squadra, fondamentale con i suoi movimenti ad allargare le maglie della difesa avversaria sui quali abbiamo fondato buona parte della nostra produzione offensiva. Manca la lucidità nei disimpegni sullo stretto ma questa non sarà mai una peculiarità di un 9 che non nasce rifinitore; nonostante tutto Morata si conferma la migliore arma a disposizione per il modo (discutibile) in cui vuole giocare la nuova Juventus di Allegri. 

Flop

 

Rabiot

Approssimativo con il pallone e confusionario senza, potrebbe farsi valere inserendosi senza palla ma le ultime scelte sono discutibili. Quale sia l’utilità di Rabiot in una posizione che non gli compete rimane un mistero, qualcuno accenna all’equilibrio ma i suoi ripiegamenti indolenti hanno permesso al Milan di pasteggiare nel secondo tempo sulla nostra fascia sinistra. Le nostre fortune stagionali passano dalle scelte in quel ruolo e finché  dovremo affidarci ad un giocatore insulso come Rabiot non vedo come possa migliorare la nostra fase realizzativa

Allegri

Meriterebbe di stare nei top ad honorem per essere riuscito a buggerare un presidente, e con lui milioni di tifosi, convinti che le sue sedicenti qualità taumaturgiche bastassero per rialzare una squadra in crisi di identità e autostima. Non basta neanche l’ennesimo buon primo tempo per giustificare un investimento, economico ed emotivo, che il mondo Juve ha voluto fare su di lui. Adesso tocca raccogliere i cocci che lui stesso ha sapientemente disseminato e sperare che l’inserimento dei migliori nell’XI titolare basti a rendere più efficiente in fase offensiva una squadra troppo approssimativa per essere vera. Questo processo deve passare anche da una inevitabile riconciliazione con i giovani che fin qui son serviti ad Allegri soltanto come pretesto nei suoi deliranti post gara.

 

 

 


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