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La Dea e gli Dei

Tempo di riflessioni a lungo termine

Scritto da Fabio Villani  | 

 

Come è uscita la Juventus dopo aver affrontato Atalanta e Sassuolo? Come ne siamo usciti noi da queste due sfide di grande fascino tra squadre che impongono il loro calcio a prescindere da avversari e momenti della stagione e tra una squadra che almeno nei piani vorrebbe imporre sempre il proprio gioco ma che ad oggi è solo un vorrei ma non posso?

Due pareggi, che paradossalmente ci avvicinano sempre più allo scudetto (il nono di fila) ma che ci devono irrimediabilmente portare a delle riflessioni che vanno oltre le prossime due settimane (o il prossimo mese per i più ottimisti). Anche tenendo conto delle cose buone fatte quest'anno e anche delle difficoltà, palesi, che ci sono state.

Oggi la Juventus è una squadra importante, con 3-4 individualità che appartengono all'èlite del calcio mondiale ma che nel complesso non è dominante nemmeno nel campionato che sta per vincere.

Non ha il miglior attacco della Serie A (è seconda, aspettando Spal-Inter di stasera) e ha la miglior difesa solo per il rotto della cuffia. 

Sfatiamo il mito della redditizia gestione difensiva come panacea di tutti i mali: questa squadra oggi non potrebbe giocare nemmeno un calcio sparagnino votato al non prenderle. Nel momento di massimo splendore di questo modo di fare calcio negli ultimi anni di Juventus c'erano il miglior Chiellini, il miglior Bonucci e il miglior Barzagli. Il terzo si è ritirato, il primo è sulla strada del ritiro, il secondo ha 33 anni e non è mai stato un eccellente marcatore. La Juve di oggi non sarebbe nemmeno in grado di difendersi bassa, non ci sono gli interpreti per quel tipo di gioco.

La squadra di quest'anno ha dovuto stringere i denti con 2 centrali difensivi per tutto l'anno (due non è un numero casuale, visto il livello di Rugani), ha dovuto adattare Cuadrado nel ruolo di terzino destro, non ha velocisti in attacco tranne il solo Douglas Costa, non ha nessuno a dettare la profondità in quanto Ronaldo (che resta un fenomeno) va per i 36 e Higuain, che ne ha 32, ne dimostra 46, considerando la sua tenuta fisica attuale.

Mantiene a libro paga lauti stipendi che in campo rendono meno delle aspettative, giocatori che rendono poco o sono letteralmente scomparsi dai radar: Ramsey, Rabiot, Rugani stesso, Khedira, De Sciglio, Danilo, Matuidi.

Ha tra le proprie fila un calciatore come Federico Bernardeschi pagato 40 milioni nell'estate del 2017 su cui sperava di costruirci un futuro roseo, ma che in realtà si sta sempre più dimostrando poco adeguato sia per le prestazioni che per tenuta mentale.


Non è, ovviamente, tutto da buttare.

Ma da una società vincente e lungimirante come la Juventus è lecito aspettarsi qualcosa di differente.

Anzitutto auspico che la Juventus torni a fare la Juventus nelle proprie valutazioni di mercato: meno parametri zero per calciatori over 30 alla ricerca dell'ultimo contratto importante da strappare, terminare la politica folle dei 100 milioni di plusvalenza da registrare a fine anno, più giocatori giovani, di talento e di rabbia da lanciare al grande calcio. 

Se c'è qualcosa che il calcio post-Covid ci sta urlando è che oggi a fare la differenza è l'organizzazione, l'aggressività, i principi di gioco. Atalanta e Sassuolo, oltre ad essere palesemente le squadre più in forma del periodo, non sono andate sotto anche quando hanno dovuto affrontare delle avversità all'interno delle stesse partite: la Dea sul nostro 1-1 ha continuato a fare il suo calcio, il Sassuolo è addirittura andato sotto 0-2.

Entrambe hanno continuato a giocarci in faccia. Senza timore reverenziale. Sono squadre organizzate, sanno di esserlo, non hanno paura di continuare a fare quello che sanno fare. 


Quello che la Juve sta cercando di fare ma che non può pienamente fare in questa stagione. Quello che la Juve soprattutto non riesce a fare: ieri sera all'84esimo una scena che mi ha straziato è stata la mancata aggressione da parte dei nostri per la riconquista del pallone dopo un'azione pericolosa del Sassuolo. Le porte chiuse ci danno modo di sentire le indicazioni dei tecnici: ho sentito Sarri sgolarsi con la sua squadra per andare a fare il 3-4 definitivo. Nulla da fare. Questa squadra perde il ritmo e lo riacquista all'interno della stessa partita, più volte. 


E non perchè i calciatori siano poco disponibili o perchè Sarri non riesce a farsi ascoltare: è una questione di tempo a disposizione (Sarri è al primo anno, Gasperini è al quarto anno di Atalanta, De Zerbi è al secondo anno di Sassuolo), caratteristiche e anche, oserei dire, di chilometraggio dei propri calciatori.

Molti dei nostri di battaglie ne hanno già combattute tante. Forse troppe. In Italia (vincendole quasi tutte, lasciando solo qualche Coppa Italia e Supercoppa) e in Europa (arrivando fino in fondo senza potersi vantare di aver conquistato lo scettro).

Non è questo il momento in cui possiamo permetterci di fare gli schizzinosi, di avere la puzza sotto il naso: questo pazzo campionato, questa stagione ci sta consegnando uno scudetto quasi cucito sul petto ma anche tante grida di allarme.

Arrivare poco pronti o inadeguati alla richiesta di intensità che questo nuovo calcio esige sarebbe un clamoroso errore. Soprattutto alla luce della nuova regola che dovrebbe approvare in pianta stabile l'avvento delle 5 sostituzioni.

Avere una rosa logora, con 1/3 dei componenti perennemente ai box per inadeguatezza fisica o tecnica sarebbe il proseguimento degli errori fatti negli ultimi anni.

E il mio appello lo lancio anche agli appassionati della nostra squadra: costruire una nuova base in poco tempo e con quest'economia formato pandemia globale non sarà per niente facile. Dovremmo smetterla di pensare di poter modellare la rosa della prossima Juventus partendo da valori assoluti senza pensare al potenziale, al valore effettivo del calciatore inserito in un certo tipo di contesto per fare un certo tipo di calcio.

Ci vorrà una sana dose di realismo e programmazione. Ripartire da quello che in fin dei conti abbiamo sempre fatto nella nostra storia, anche andando a prendere giocatori interessanti da squadre della provincia italiana con voglia di sfondare.

Kulusevski è stato il primo passo nella giusta direzione, potrei citarvi Boga, Locatelli, Vlahovic, Tonali, Gosens, Amrabat (già finito alla Fiorentina).

Calciatori che potrebbero aggiungersi (non tutti, ovviamente, è solo una lista raffazzonata) ai nostri Demiral, De Ligt, Bentancur e Dybala.

Aria fresca. Per tornare a fare la Juventus, quella vera. Quella che compra Bonucci dal Bari, Camoranesi dal Verona, Barzagli dal Wolfsburg, Vidal dal Bayer Leverkusen e Dybala dal Palermo.

Giocatori che la struttura Juventus ha fatto diventare grandi e che hanno fatto le nostre fortune.

Non la copia, senza Champions League vinta, dell'Inter di Massimo Moratti.


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