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Fuori da Qatar 2022

E adesso?

 

È il 24/03/2022, sono le 23:06, l’arbitro francese Turpin ha il fischietto in bocca, fischia per 3 volte e sancisce la vittoria per 0-1 degli ospiti, con conseguente eliminazione per la seconda volta di fila degli Azzurri ad un campionato del mondo. 

Sembra esser tutto svanito, sembra che nella nostra mente sia tutto buio, non si riesce a far chiarezza. Sembra esser volata via dalla nostra mente l’estate 2021, quando con il rigore parato di Gigio Donnarumma a Saka l’Italia si laurea campione d’Europa per la seconda volta nella sua storia, dopo il 1968. 

Sembra tutto così surreale, non c’è più spazio per i ricordi, per la chiesa al centro del villaggio, per il tiro a giro di Insigne, per la pasta asciuttta, per “It’s coming to Rome”. 

Non ci saranno le cene con gli amici, non ci saranno birre, pizza e partita davanti alla TV. Non ci saranno gli abbracci, i pianti, le urla strozzate da un goal. Per quanto difficile sia accettarlo bisogna prender nota, andare avanti e analizzare insieme il percorso che ci ha portati all’ennesimo fallimento calcistico italiano.

Era il 13 novembre 2017 quando l’allora arbitro Antonio Mateu fischiando 3 volte, dopo una doppia sfida, sancisce l’eliminazione dal mondiale Russia 2018 a scapito della Svezia. Dopo quel giorno una vera e propria rivoluzione travolse la nostra nazionale. L’ex CT Ventura si ritirò e il 14 maggio 2018 Mancini venne nominato commissario tecnico della nazionale italiana. 

Mancini procedette sin da subito ad un ampio ricambio generazionale, escludendo numerosi veterani e concedendo maggiore spazio ai giovani talenti, e risultati non tardarono ad arrivare riuscendo a qualificarsi da imbattuta nel girone agli Europei di calcio 2020 (n.d.r. svolti nel 2021 a causa della pandemia da Sars-cov-2), per poi vincerli e laurearsi campioni d’europa l’11 luglio 2021, con una striscia di imbattibilità durata per da ben 37 partite. 

A causa di diversi risultati non ottenuti, la nazionale di Roberto Mancini è obbligata a giocarsi la qualificazione ai Play Off, perdendoli successivamente contro la Macedonia Del Nord. Questi ultimi giorni sono stati un susseguirsi di critiche aspre, a tratti inaccettabili, nei confronti del nostro CT. Una domanda però, che molti si son fatti, è la seguente: ma allora la vittoria all’europeo è stata pura e mera fortuna? 

Rispondo io, NO. Come diceva il caro Lucio Anneo Seneca ”La fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”. 

Cerchiamo di capire allora bene cosa serva a questa nazionale. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, interviene nel post partita contro la Macedonia, mettendo a luce la stessa problematica che ogni anno si cerca di mettere in luce: i giovani

Solo il 30% degli italiani giocano in Primavera. La vera rivoluzione che va fatta in questa nazionale non è in panchina, ma su tutto quello che ci sta dietro, perché mi prendo la briga io di dirlo: nessuno in panchina a Palermo giovedì avrebbe potuto fare meglio di Mancini, idem per tutto il percorso da lui svolto in questi 3 anni. 

I settori giovanili che non vengono rinnovati, i campi delle categorie semi-professionistiche che non vengono ampliati, per non parlare delle categorie amatoriali. Giovani molto promettenti ma che non hanno nemmeno l’opportunità di essere scovati. I dati ci dicono che siamo il quinto dei cinque maggiori campionati europei per utilizzo medio di 2003/2004. 

Secondo lo studio “training facilities and youth investment” condotto dalla UEFA, la spesa media stagionale per le strutture dei club è pari a 2,5 milioni per l’Italia, mentre Spagna e Germania, tanto per citarne due, superano i 5 milioni. 

Volete sapere quanto investe l’Italia sui giovani? I club italiani investono mediamente sui giovani 4,6 milioni. Gli altri? Club inglesi 6,5 milioni, club tedeschi 5,8 milioni e club francesi 4,8. 

Vi invito a dirmi la vostra, ricordando che il nostro CT avrà le sue colpe, ma deve dividerle con tanti altri fattori. Il futuro è dei giovani, ma solo se sai costruirglielo.

 

 

 

 


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