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Juventus-Napoli: l'analisi tattica

Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nel big match di sabato

 

A cura di Tony Grishist

Primo big match della stagione, primo match di De Ligt, prima della Juve di Sarri all’Allianz Stadium. Tre tematiche che ci hanno consegnato un match che, probabilmente, verrà considerato uno dei papabili MOTY(Match Of The Year) per quanto concerne la Serie A. Una partita in pieno stile inglese dove il risultato sembra essere già deciso per ben due volte e per ben due volte viene ribaltato.

 Juventus che si presenta con la stessa formazione di Parma, con l’eccezione De Ligt, con un 4-3-3 in fase di possesso che diventa 4-4-2 asimmetrico con l’esterno destro, nel caso Douglas Costa, che si abbassa sulla linea dei centrocampisti e con Ronaldo che ha una posizione più centrale al fianco di Higuain

Napoli, come la Juve, usa la stessa formazione di Firenze, con l’eccezione di Ghoulam al posto di Mario Rui, con una novità tattica.

 

Come possiamo vedere nel grafico nel costruire la manovra del basso Ghoulam si alza(non si riesce a vedere ma è sulla linea di Allan) invece Di Lorenzo rimane molto bloccato componendo di fatto una difesa a tre con Manolas e Koulibaly per favorire, in teoria, la costruzione della manovra partenopea.

Una delle chiavi del match è stato sicuramente il duello Zielinski-Pjanic.

 

Come possiamo vedere dal frame Zielinski è in marcatura a uomo su Pjanic questo ha permesso alla Juve di avere libero sempre una mezzala in quanto Allan ne può prendere solo una e Callejon è stato costretto a marcare Alex Sandro sempre molto alto. Questo ha permesso alla Juve un fraseggio molto facile con Matuidi e Khedira a turno hanno avuto gran facilità di gioco anche grazie al possesso veloce della Juventus.

Gol dell’1-0 della Juve nasce da due fattori. Primo ovviamente il pessimo passaggio al centro di Callejon che mette Insigne e Zielinski nelle condizioni di sbagliare il tiro dalla distanza, il secondo è il posizionamento di Douglas Costa. Il brasiliano si posiziona a pochi metri dalla bandierina e il movimento che fa sul passaggio di Callejon è in avanti per sfruttare un eventuale pallone recuperato e sfruttare la sua velocità cosa che con un po’ di fortuna è effettivamente successa portando la Juventus in vantaggio

Col gol la Juve acquisisce sicurezza e infatti un minuto e mezzo più tardi la Juve riesce a raddoppiare con un’azione che è puro #Sarriball. 15 tocchi, 41 secondi, 9 giocatori coinvolti(De Ligt, Bonucci, Danilo, Alex Sandro, Pjanic, Khedira, Matuidi, Cristiano Ronaldo e Higuain) che portano a un gol meraviglioso.

 

E da qui in poi si riesce a vedere un’altra richiesta ossessiva di Sarri, il pressing ultra offensivo. 6 giocatori sempre nella trequarti del Napoli sempre a sporcare la manovra partenopea, difensori sempre al limite della linea di centrocampo  e infatti per tutto il primo tempo il Napoli non riesce più a essere pericoloso, ultima volta all’11’ su un tiro di Allan dalla distanza prima del gol di Danilo mentre la Juve continua a macinare gioco con Khedira due volte vicinissimo al 3-0 e si arriva al secondo tempo.

 

Secondo tempo il Napoli cambia completamente faccia, esce Ghoulam sostituito da Mario Rui ed esce Insigne sostituito da Lozano ma oltre a questo Fabian Ruiz che nel primo tempo ha giocato constantemente sulla linea dei trequartisti si abbassa e va a comporre un centrocampo a 3 pareggiando il numero in quella zona di campo ma soprattutto il Napoli si mette a specchio passando a un 4-3-3 questo nuovo modulo da inizialmente dei problemi di assestamento alla Juve che ha perso la superiorità numerica a centrocampo tant’è che il Napoli riesce a creare anche una buon occasione dalla distanza con Mertens e qui si riesce a vedere un altro upgrade rispetto l’anno scorso, la Juventus non so dopo quanto tempo riesce a superare più volte il pressing avversario con il palleggio arrivando a creare al 53’ una buona occasione per Matuidi.

 

60’ Juve che riesce a triplicare grazie al pressing organizzato, come potete vedere dal frame la Juve ha 7 giocatori in posizione avanzata con Matuidi che recupera palla su Allan e dopo un paio di scambi mette in condizione anche Douglas Costa di fare l’assist vincente per Cristiano Ronaldo. Poi il black out.

Juventus che per calo fisico e mentale si spegne, il Napoli riesce a segnare immediatamente con un grave errore su calcio piazzato che io oserei dire culturale dovuto ai cinque anni di Allegri.

Come vediamo Emre Can, forse quello che più di tutti ha subito il cambio di tecnico, fa la peggiore cosa possibile ovvero scappa all’indietro in anticipo permettendo a Manolas di rimanere in gioco e mettendo in posizione di svantaggio i compagni.

Stessa cosa sul 3-2 di Lozano, dormita individuale di De Ligt che non segue Lozano ma guarda la palla. Può andare tranquillamente sulla linea di passaggio in quel frangente ma non lo fa. Stessa cosa sul 3-3 tutta la squadra parte in anticipo sul cross tranne De Ligt che va in ritardo e si perde Di Lorenzo che fa il 3-3

Tra il primo e il terzo gol passa un quarto d’ora in questo lasso di tempo la Juve di abbassa di circa 20 metri e non ha più le forze fisiche e mentali per pressare mentre il Napoli ha tutta l’inerzia dalla sua parte poi la partita finisce come sapete tutti ma se c’è una cosa che mi ha sorpreso che è un netto cambio rispetto al passato è la reazione dopo il 3-2 e il 3-3. La squadra avrebbe gestito fino all’anno scorso ora no, sembra che non abbiano più paura di subire gol e vanno con le forze rimaste a segnare e fortunatamente ci riescono pure

Se c’è qualcosa che questo Juve-Napoli ha dimostrato è che questa squadra è una macchina da guerra ma una macchina da guerra che per uomini in campo, condizione e conoscenze degli schemi non può che essere a circa il 20%.

E non si può nemmeno parlare di fase difensiva problematica perché come abbiamo visto i tre gol subiti sono arrivati dopo tre errori individuali e grazie anche a una condizione psicofisica calata vistosamente.

Si è discusso molto sulla difesa a zona sui calci piazzati ma la verità è che fino a quando il fisico e la testa hanno retto il Napoli sui calci piazzati non si è mai dimostrato pericoloso, i pericoli più grandi sono stati due tiri dalla distanza.

C’è da lavorare ma ricordiamoci che per paure dovute a rimonte e fasi difensive l’anno scorso abbiamo buttato una stagione e soprattutto ricordiamoci che in panchina abbiamo per la prima volta dall’inizio di questo ciclo un allenatore che sa come si vince in Europa.
 


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