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Tutto male tranne il risultato

La Juventus non sa perdere ma ha dimenticato come convincere

Scritto da Angelo Mineo  | 


 

 

Premessa: la stagione della Juventus fin qui è stata numericamente pressoché perfetta, vittorie convincenti contro Napoli e Inter, buone prestazioni in Champions League contro Atletico e Bayer Leverkusen. Se si guarda a dove eravamo esattamente un anno fa non si può che essere ottimisti, visto come è evoluta l'annata dopo la sfortunatissima partita casalinga contro il Manchester United. Questa Juventus, però, merita un giudizio critico che vada oltre la lettura dei risultati da televideo, é la grandezza delle parole di Sarri ad imporci un'analisi sulla qualità del gioco espresso fin qui dalla compagine bianconera. 


La Juventus sembra essersi smarrita, non sa perdere ma ha dimenticato come convincere. Le costanti di questo secondo ciclo fittissimo di partite sono approcci alla gara spesso sotto ritmo, tantissime conclusioni ma imprecise, un palleggio lento e perimetrale, una sofferenza marcata contro squadre che cercano il cambio campo. È palese che all'XI bianconero manchi il cambio passo e in un modulo estremamente complesso da interpretare come il rombo, la velocità d'esecuzione è una componente fondamentale se si vuol cercare di ottimizzare la buona mole di gioco prodotta in quasi ogni gara. Dopo il Genoa imploravo Sarri di prendere scelte impopolari nello spogliatoio ma improcrastinabili dal punto di vista tecnico: contro squadre che rinunciano al pressing nella tua metà campo la presenza di giocatori come Matuidi e Khedira risulta ridondante al limite del dannoso. Il mister sembra aver avviato questa rivoluzione silenziosa ma è ancora restio a fare a meno dei due sopracitati contemporaneamente, se non per brevissime porzioni di partita. Eppure ieri si è vista la differenza con Bentancur in campo, al suo ingresso la Juventus è diventata padrona del pallone e, pur in palese difficoltà a difendere in campo aperto, ha controllato il gioco che fin lì aveva risentito parecchio dell'intasamento degli spazi centrali da parte della Lokomotiv, vero leitmotiv di tutte le squadre che affrontano la Juventus.

La prestazione di Ramsey è stata ampiamente sufficiente ma la sensazione di pericolosità per gli avversari è aumentata vertiginosamente con l'ingresso di Douglas Costa, vero grimaldello contro qualunque tipo di avversario. Ieri abbiamo assistito ai prodromi di quella che potrebbe essere l'esplosione definitiva dell'11 bianconero, un trequartista atipico, più ala che guastatore; la chiave di volta della partita è stata il dirottamento sulle fasce di Douglas che, prima a destra e poi sul lato mancino, ha trovato il modo di allargare le maglie di una difesa che si era limitata a fare densità centrale, conscia del fatto che le soluzioni offensive della Juventus arrivano quasi tutte da lì. In una serata in cui il contributo dei terzini in ampiezza negli ultimi 40 metri è stato pressoché nullo la Juventus ha trovato una vittoria immeritata inserendo tre giocatori in grado di allargare il campo, velocizzare la manovra, dare uno strappo decisivo per svegliare la squadra dal torpore che l'aveva assuefatta.

Sarri ha molto da lavorare, sopratutto sulle transizioni negative in cui i difensori scappano quando si trovano in situazioni di parità numerica, aspettando il rientro dei centrocampisti che avviene sempre con tempi sbagliati. Del resto l'ultima corsa all'indietro di Khedira risale al mondiale del 2014 e se l'abbiamo visto tutti significa che il mister se n'è accorto da mesi. È arrivato il momento di operare delle scelte che fino a questo momento sono state sacrificate sull'altare dei punti, ora che si è messo abbastanza fieno in cascina da poter guardare con tranquillità al proseguimento del cammino europeo.

 


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